La rimozione, che a volte si presenta successivamente ad un evento traumatico, è una protezione messa in atto dalla nostra mente.
Dopo un violento trauma la mente rimuove l’accaduto per permettere al soggetto di continuare a vivere senza che l’evento possa essere d’ostacolo al vivere quotidiano.
Il fenomeno della rimozione è necessario affinché il tempo possa fare il suo corso. Lo stesso vale per i sintomi che si presentano in seguito al trauma.
Ammettiamo che una donna, attraverso una regressione ipnotica o altre modalità, scopra di aver subito una violenza sessuale da parte del padre e della quale non aveva nessun ricordo.
La rimozione in questo caso ha avuto il compito di proteggerla e non farla scivolare in pensieri ed emozioni intensi e controproducenti per la sua esistenza.
La stessa cosa vale per i sintomi da lei presentati: l’odio per il padre e l’ansia provata al suo avvicinarsi, hanno avuto la funzione di proteggerla dal suo orco.
Dunque la rimozione come i sintomi che si presentano in seguito ad un trauma hanno un loro preciso disegno evoluzionistico: proteggerci e garantire la nostra sopravvivenza.
Non è però sempre così. A volte i sintomi possono presentare un “eccesso” di difesa e creare un forte disagio alla persona.
Ritornando all’esempio di prima se la donna, attraverso i sintomi, riversa odio non solo verso il padre ma, per l’effetto “alone”, anche nei confronti di tutti gli altri uomini ecco che allora questo potrà diventare un vero e proprio disagio per la sua esistenza.
È in questi casi che è necessario, se richiesto, un intervento che possa agire sulle dinamiche di rimozione e sugli aspetti di ridefinizione cognitivo-emozionali dei sintomi.
Ho parlato di rimozione e di sintomi conseguenti ad un trauma.
È naturale che l’oggetto del trauma è di fondamentale importanza ed anch’esso nel momento in cui si rivela al paziente va trattato con opportuni strumenti.
Ma l’argomento è molto vasto e va oltre quello che è possibile sviluppare in questa sede.