I Poteri della mente

Forse pochi sanno che la nostra mente può spingersi oltre le capacità che noi le attribuiamo. Non parlo, però, delle abilità intellettive nel campo della scienza come quelle della matematica, fisica, che senz’altro con lo studio si possono raggiungere discreti livelli, ma di poteri legati al paranormale, alla parapsicologia.
Ci sono stati uomini famosi come Gustavo Rol (e ce ne sono tutt’ora), che hanno saputo sorprendere capi di stato, scienziati e artisti, con le loro capacità (o “possibilità” come le definiva Rol), di prevedere eventi futuri, guarire persone ammalate, fare diagnosi a colpo d’occhio.
Per gli scettici sono fenomeni legati alla casualità, alla persuasione, alla coincidenza, per chi ci crede, invece, sono doti innate che solo poche persone posseggono.
Io faccio parte della seconda categoria, quella dei creduloni, ma con una differenza: penso che questi poteri possano essere appresi da tutti.

E’ grazie a questa mia convinzione che in questi ultimi anni ho percorso vie diverse per lo studio della mente.
Ho iniziato ad avvicinarmi alla psicoenergetica e alle discipline alternative con il grande desiderio: poter integrare le conoscenze tradizionali a quelle non ufficiali. Mi sono trovato, così, di fronte ad un mondo a me sconosciuto che, nel volgere di poco tempo, ha contribuito a cambiare la mia visione del mondo.

La sensazione che ho avuto nello scoprire queste nuove conoscenze, è paragonabile a quella che può provare una persona rapita, quando dopo lungo tempo riesce ad evadere trovandosi di fronte la libertà.
Prima di questa scoperta, ero abituato a pensare che tutte le cose potessero essere spiegate solo ed esclusivamente con le leggi della fisica, rifiutando quindi tutto ciò che non poteva ad esse essere ricondotto; non solo, ma escludevo qualsiasi altra ipotesi non scientifica.
Per questo motivo all’epoca, la psicoenergetica, la bioenergetica e tutte le altre scienze non convenzionali, non avevano per me nessun significato.
Oggi, a qualche anno di distanza dal mio incontro con queste nuove discipline, ho raggiunto un senso di pienezza; è come se avessi intrapreso un percorso, ancora per certi versi inesplorato, che mi condurrà a conoscere sempre più nel profondo la mente umana.
Questa strada in effetti è già presente nella nostra realtà e può essere seguita da chiunque, basta prenderne  consapevolezza e percorrerla con umiltà. Penso che per spiegare alcuni fenomeni che riguardano la nostra mente, occorre prendere in considerazione altre spiegazioni che non appartengono solo al mondo scientifico.
Anche se la tecnica ha fatto passi da gigante grazie agli studi della fisica, non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che possa fare altrettanto con lo studio della mente umana.
Bisogna provare a buttare il cuore oltre l’ostacolo: occorre abbracciare conoscenze diverse che ci consentano, sempre con estrema prudenza, di prendere in considerazione differenti spiegazioni ai fenomeni che accadono durante la nostra vita.
E’ grazie a questa strada da me intrapresa che oggi ho la fortuna di utilizzare particolari metodologie e tecniche all’interno del mio lavoro di consulente psicofilosofico.
Ho finalmente capito che i poteri della mente possono essere appresi.
Certo, non mi sono ancora ben chiari i processi che mi permettono di risalire ai conflitti irrisolti delle persone, individuando le tipologie e le date in cui si sono generati, e di scioglierli bioenergeticamente, ma anche se è difficile trovare una spiegazione scientifica a tutto questo, quello che mi conforta sono i risultati che ottengo quotidianamente.
Su queste tecniche, ho scritto un libro intitolato “Cosa vedo in te”, con l’intento di trasmettere speranza, amore e fede a tutti coloro che si sono smarriti

Lino Missio

Con l’Ipnosi è possibile regredire alle vite precedenti?

Ripropongo un mio articolo, pubblicato alcuni mesi fa, come risposta, ad una delle domande che mi rivolgono con più frequenza, ossia: Con l’Ipnosi è possibile risalire alle vite precedenti? Ma soprattutto: Esistono, o no, le vite precedenti?
Coloro che hanno già partecipato ai miei corsi, conoscono già la risposta. Per tutti gli altri, ecco qui l’articolo. Buona lettura.

ESISTONO LE VITE PRECEDENTI?
Prendo spunto dal commento che mi ha scritto uno psichiatra su un mio post, eccolo: “Mi lascia perplesso sentir parlare di regressione a supposte vite precedenti e settimo senso da parte di uno psicologo…”
Per chi ha frequentato i miei corsi, sa benissimo che il problema dell’esistenza o meno, delle vite precedenti, non si pone.
Chi lavora con l’ipnosi, sa perfettamente che durante le sedute, i pazienti possono raccontare traumi o esprimere emozioni, legate al loro passato o, appunto, alle loro vite precedenti.
Ma al professionista non interessa stabilire l’esistenza o meno delle vite passate.
Se esistono o no, quello non conta. Ciò che importa è quello che accade al paziente.
Spesso, dopo il processo di regressione, alcune sintomatologie spariscono.
Ricordo il caso di una mia paziente che aveva la fobia del fuoco. Non poteva avvicinarsi nemmeno ai fornelli della cucina.
Durante una regressione, ha rivissuto una sua vita precedente dove a causa di un incidente stradale, moriva carbonizzata.
Al suo risveglio, non aveva più paura del fuoco, nemmeno avvicinandole un accendino sulla sua mano. L’effetto dura ancora oggi. E cucina tranquillamente pietanze per tutta la famiglia.
Secondo voi, mi sono posto il problema dell’esistenza o meno di quella sua vita precedente?
Ma nemmeno per sogno!!!
Ai miei corsi – e chi mi segue lo sa – spiego sempre che le vite precedenti potrebbero anche essere un fenomeno generato dalla nostra mente. Un processo necessario per liberare emozioni che, altrimenti, non avrebbero modo di fluire.
Durante lo stato ipnotico, infatti, la nostra mente potrebbe creare un teatrino nel quale dare all’emozione una via di fuga. Un contesto dove potersi esprimere.
Un po’ come quando ci scappa la pipì durante il sonno. Se la nostra mente vuole dare una mano alla vescica, sa cosa farci sognare. Se dopo una serie di bagni occupati, ce ne presenterà uno libero e spazioso, ecco che risulterà inevitabile trattenersi e al nostro risveglio ci troveremo bagnati!!!
A parte l’esempio divertente, l’argomento delle vite precedenti è più complesso e meno superficiale di quello che sembra.
Per concludere, vorrei aggiungere un’ultima cosa.
Anche se non mi fossi mai avvicinato alle vite precedenti o, meglio, a ciò che il fenomeno della regressione può rappresentare per la psicologia, non avrei nessuna perplessità nel vedere un collega che lavora in tale ambito. Perché?
Perché, il primo passo per uno psicologo, oltre che dare un giudizio senza conoscere il contenuto e basandosi su proprie sensazioni, è proprio quello di rispettare le credenze di chi, raccontandoti di una vita precedente, viene a chiederti aiuto. E tutto questo, credo, dovrebbe valere anche per la categoria che, il mio amico perplesso, riveste!!!
Con affetto,
Lino
www.linomissio.com

Siamo proprio sicuri che la nostra mente ci appartiene?

La mente umana rimane, ancora oggi, un grande mistero. Da dove scaturisce? Chi la controlla? Sono domande che non hanno avuto ancora una risposta. Si sente parlare spesso delle influenze che l’io, il super-io, l’inconscio e la realtà, hanno
sulla nostra mente. Ma a chi appartiene la nostra mente?
Studi neuroscientifici dimostrano che le nostre decisioni, come ad esempio quella di
accendere la televisione o prendere un bicchiere d’acqua per bere, non sono prese
da noi, ma dal nostro cervello, un secondo prima l’esecuzione dell’azione.
Durante il sonno, inoltre, pare sia sempre il cervello a scegliere la trama dei nostri sogni, in base agli stati fisiologici del nostro organismo e all’ambiente in cui ci troviamo a dormire.
Se nel sogno mi scappa la pipì è perché in realtà devo farla: è il cervello a creare la scena di noi che corriamo in bagno (e che il bagno in sogno non si trova mai, per fortuna…). E ancora. Se mi sveglio di soprassalto perché qualcuno in sogno mi ha fischiato in un orecchio, mi accorgo dopo che era tutta una costruzione del mio cervello e che a “fischiare” in realtà era il campanello di casa.
Non solo nei sogni, ma anche durante la veglia non siamo padroni della nostra mente. Quanti pensieri ci piombano all’improvviso: la bolletta da pagare, quel lavoro da finire.Ma siamo proprio sicuri che la “nostra” mente ci appartenga?

Io credo che la mente sia un po’ come una lavagna sulla quale, attraverso dei gessetti, il nostro io, la nostra parte morale e il nostro inconscio, scrivono i loro pensieri. Spesso, a causa dei differenti punti di vista, uno di loro cancella le scritte degli altri e viceversa. Poi, a ordinare il tutto ci pensa la realtà che, con un enorme cancellino, provvede a ripulire la lavagna.

Lino Missio

La prima impressione? E’ l’inconscio a suggerircela

Ognuno di noi, quando viene a contatto con una persona, ha subito una prima impressione dettata dal nostro inconscio.
Questa impressione è quella giusta. Nel momento in cui iniziamo a dialogare con questa persona, ecco che la prima impressione viene messa da parte e si fa posto la seconda, quella costruita dalla nostra parte razionale. Tutto ciò avviene perché in quel momento diamo ascolto alle parole che non ci rivelano ciò che in realtà la persona è, ma ciò che in realtà la persona vuol farci vedere.
Alcuni autori, affermano che la prima impressione è quella che ci facciamo di una persona nei primi secondi o minuti in cui avviene l’incontro. In realtà in questo frangente di tempo si può parlare solo di seconda  impressione perché le persone, nel momento in cui vengono a contatto con altre, si costruiscono una loro maschera, nascondendo la loro vera natura.
La prima impressione invece è quella che noi ci facciamo prima di entrare in relazione con una persona. In quei secondi, possiamo percepire tutte le sfumature positive e negative, perché la persona non è ancora entrata nel suo ruolo, nella parte che deciderà di recitare.
Pertanto la nostra mente inconscia sa come leggere gli aspetti psicologici delle persone, mentre quella conscia non ha questa abilità e per farsi un’idea, si basa sulle parole, su ciò che la persona comunica verbalmente.
Al contrario degli adulti, i bambini sono abili nella lettura dei tratti psicologici delle persone, perché non hanno ancora “soffocato” la loro mente inconscia con la razionalità che, purtroppo, si presenterà in seguito, con l’educazione ricevuta dai genitori e dalla società.

Lino Missio

Prima di dare il nome a tuo figlio pensaci! Introduzione alla Psicofonemologia

Introduzione alla Psicofonemologia
Lino Missio

E’ risaputo che il nome esprime, a grandi linee, alcuni tratti della personalità di chi lo porta. Gli studi in merito, fino ad oggi, si sono basati sul valore simbolico dei nomi.
Pertanto, in base a questa tesi, le persone che si chiamano, ad esempio, Alessandro, saranno leader, trascinatori, in quanto, storicamente il nome di Alessandro è appartenuto a Re, Condottieri e a grandi personaggi carismatici.
La stessa cosa vale per le donne che si chiamano Maria, avranno personalità rassicuranti, protettive e materne, proprio perché il nome Maria riconduce alla mamma del nostro Signore Gesù Cristo.
Il valore simbolico del nome, dunque, è sì importante, ma non sempre chi porta il nome di un grande personaggio, ha le stesse sfumature del carattere.
Da questa idea, e da altre mutuate dalla psicologia della personalità, ho voluto approfondire la questione, perché credo che il nostro nome influire prepotentemente sullo sviluppo del nostro carattere.
Così mi sono concentrato su ciò che più di ogni altra cosa dei nomi, contribuisce alla costruzione mentale di noi stessi: i suoni.
I nomi, come si sa, sono composti da lettere che se pronunciati danno origine a suoni, ovvero a fonemi. A seconda delle lettere che compongono il nome, i suoni cambiano.
Ci sono suoni duri come quelli della Ti, Di, Ghi, Chi, Q, morbidi come quelli della Gi, Ci, Li, e suoni sfuggenti come quelli della Vi, Fi, Ni, e così via.
Sono proprio i singoli suoni del nostro nome ad influenzare l’idea che ci facciamo di noi stessi.
Da qui ho iniziato uno studio sull’influenza che i fonemi che compongono i nomi, hanno sulla costruzione della propria immagine mentale e dell’idea che gli altri si fanno di una persona a partire dal nome.
Questo studio mi ha spinto a dare vita ad una nuova ed affascinante disciplina che si occupa proprio dei rapporti fra fonemi e rappresentazioni mentali: la Psicofonemologia.
Pertanto i primi passi sono stati quelli di creare una vera e propria tabella riepilogativa con la quale (in base alla posizione e al suono dei fonemi), risalire alle principali caratteristiche della personalità del proprietario del nome.
Così partendo dal presupposto che il suono Giu sta a significare apertura, Li, creatività, Na, praticità, chi porta il nome Giuliana sarà sicuramente una persona socievole, creativa e molto pratica.
La tabella che ho creato prevede differenti combinazioni di lettere ed è valida per tutti i nomi, di tutte le lingue del Mondo.
Lo studio del carattere a partire dal suono dei fonemi, si estende al di là del proprio nome. Per conoscere più a fondo una persona, basterà esaminare anche i nomi dei suoi genitori, risalendo a caratteri più profondi della personalità, legati al super-io, ovvero, all’influenza che i genitori hanno avuto sull’aspetto morale.
Non solo. Sempre attraverso la psicofonemologia, si potranno conoscere anche le dinamiche familiari, ossia, se il soggetto esaminato avrà avuto una mamma remissiva e un padre autoritario, o viceversa.
Quest’ultima, è un’affascinante applicazione della psicofonemologia perché permette di verificare le dinamiche di coppia: ovvero se siamo remissivi o autoritari rispetto al proprio partner o prevedendo, nel caso in cui siamo ancora single, quali nomi si addicono di più alla nostra personalità.
Ma se sono già impegnato e i nomi (il mio e quello del mio partner) sono quelli, risultando remissivo, in che modo posso cambiare le cose?
Semplice, basterà costruirsi un nomignolo che possa essere dominante rispetto al nome (o al nomignolo) del partner.
Infine, per concludere, la psicofonemologia, può avere diverse applicazioni, grazie allo studio sulle interrelazioni fra rappresentazioni mentali e fonemi. Pensiamo alle informazioni che si possono avere sulle caratteristiche dei diversi popoli, interpretando semplicemente i suoni delle loro lingue.

Lino Missio

L’Arte del Comando: un piccolo trucco!

Vuoi che le tue parole si trasformino in azioni per chi le ascolta?
Prova questo piccolo trucco!
Ecco un esempio:
Sei in casa e tu e il tuo compagno vi state preparando per uscire.
Ad un tratto ti viene in mente che la manopola del gas è da chiudere e dici al tuo lui: “Tesoro, puoi andare a chiudere il gas per favore?”.
Un po’ irritato, come al solito, ti risponde: “Amore,,,,, anche io mi sto preparando perché non vai tu a chiuderlo?
E qui ha inizio una danza verbale su chi deve o a chi spetta il doveroso compito di girare quella semplice manopola del gas.
In risposta alla tua domanda, il tuo lui dirà: “Tesoro, non ricordo, aspetta che vado a vedere … mmmhhh … vediamo …. Dov’è la manopola …. Mmmhhh… Non la trovo …… mmmhhh … ah …. eccola! …. No è aperto, aspetta che adesso chiudo la manopola … mmmhhh …. Fatto tesoro, ora possiamo uscire  tranquilli.Ritorniamo al momento in cui ti è venuto in mente di chiudere il gas. A quel punto invece di formulare la frase precedente, dirai: “Caro, l’abbiamo chiuso il gas?Ma ripartiamo da capo.
A quel punto, soddisfatta e tranquilla, risponderai dalla tua camera: “Grazie, amore”, e dalla cucina ti sentirai dire: “Di nulla, tesoro”.
Divertente, vero?!

Per fare eseguire un compito non è sempre necessario dare un ordine. Usa una domanda. Una domanda “Action”.

Lino Missio