Come Potenziare la memoria

Come potenziare la memoria, è il titolo che, nel 2008, ho dato al breve scritto che segue. E’ un piccolo libro che raccoglie le principali tecniche di memoria da utilizzare sia per lo studio, sia per il lavoro.

Quando ho iniziato a scriverlo, l’idea era quella di arricchirlo di esempi, disegni ed esercizi e pubblicarlo.

Ma per diversi motivi, non l’ho fatto. E il libricino per diversi anni è rimasto come bozza nel mio computer.

Oggi, ho deciso di pubblicarlo così com’è sul mio sito in forma gratuita, al fine possa aiutare tanti di voi ad utilizzare le mnemotecniche nello studio e nel lavoro.

Mi scuso in anticipo per tutte quelle parti che non sono state approfondite nel dettagflio.

Buona lettura!

Lino

COME POTENZIARE LA MEMORIA

La memoria umana

La nostra memoria è un patrimonio inestimabile. Non potremmo interagire nel mondo in cui viviamo senza di essa.

La memoria ci permette di archiviare tutte le nostre esperienze trasformandole in insegnamenti essenziali per muoverci con tutta sicurezza e consapevolezza nel presente e nel futuro.

La memoria è perciò conoscenza, sviluppo e progresso.

Senza la memoria, la specie umana non si sarebbe potuta evolvere, né tanto meno sopravvivere.

Ma la memoria di cui ci occuperemo in questo scritto riguarda essenzialmente il nostro apprendimento, ovvero, l’immagazzinamento delle informazioni acquisite dalla lettura e dallo studio.

In parole povere tutto ciò che rimane nella nostra mente dopo aver appreso nuove informazioni.

La memoria che si prende cura dell’immagazzinamento di nuove nozioni è detta: memoria semantica. Essa provvede all’archiviazione di tutte le nostre esperienze e conoscenze ottenute durante la nostra vita.

Contiene tutte le informazioni culturali, scientifiche ed autobiografiche.

La memoria semantica appartiene alla memoria esplicita (o dichiarativa) depositaria del nostro sapere.

Esiste un altro tipo di memoria non meno importante e che si prende cura del nostro saper fare: è chiamata memoria implicita. Questo tipo di memoria non ci fornisce dati o nozioni, bensì si prende cura delle nostre abilità.

Se sappiamo pedalare, guidare, salire le scale o allacciarci le scarpe, è grazie alla memoria implicita. In questa memoria è depositato tutto il nostro saper fare (azioni, abilità, ecc.).

Questa memoria è detta anche memoria procedurale e opera in modo non consapevole.

Capacità della memoria

Ritornando alla memoria semantica, studi recenti mostrano che per memorizzare nuove informazioni, come quelle che provengono dallo studio di un libro, si utilizza circa il 10% delle capacità di memoria possedute.

Con opportune strategie, è possibile arrivare ad utilizzare l’80% delle nostre potenzialità mnesiche.

Potenziamento della memoria

Per potenziare la memoria, dunque, è necessario ricorrere ad opportune strategie, ma ciò prevede un cambiamento nel nostro modo di adoperare la mente.

Gli studi sull’argomento dimostrano che il potenziamento della memoria è legato all’utilizzo di entrambi gli emisferi del cervello. Infatti, di norma noi utilizziamo solo l’emisfero sinistro ed è proprio per questo che lasciamo inutilizzate gran parte delle nostre capacità di memoria.

Come è noto il cervello è composto da due emisferi: sinistro e destro.

L’emisfero sinistro è la parte razionale, il destro la parte creativa. Con l’emisfero sinistro si parla, si fanno i calcoli, si impartiscono le regole che applichiamo nella vita quotidiana. Con l’emisfero destro diamo il via alla nostra immaginazione, al nostro estro, alle nostre doti artistiche.

In linea di massima tendiamo ad utilizzare di più l’emisfero razionale, rispetto a quello creativo.

E’ per questo motivo che l’emisfero sinistro è detto: dominante.

Genialità e cervello

A confermare la tesi che le potenzialità mnesiche aumentano con l’utilizzo di entrambi gli emisferi cerebrali sono le ricerche effettuate sui processi di ragionamento dei geni.

I cervelloni, infatti, si servono di entrambi gli emisferi del cervello. Einstein, per arrivare alla legge della relatività, mise in funzione entrambi gli emisferi: il destro per immaginarsi a cavallo delle particelle atomiche, il sinistro per verificare la logica delle leggi fisiche ipotizzate.

I più grandi compositori di opere musicali, fra cui Beethoveen, Mozart, utilizzavano la parte destra del cervello per ascoltare la musica mentalmente, quella sinistra per scrivere le note sul pentagramma.

Pur conoscendo da tempo i risultati che si ottengono utilizzando entrambi gli emisferi, è soltanto negli ultimi tempi che nelle scuole primarie sono stati inseriti nuovi programmi per il potenziamento della memoria che inducono a utilizzare entrambe le aree cerebrali.

Se ci pensiamo bene, infatti, a scuola nessuno ci ha mai insegnato in che modo utilizzare il cervello per studiare.

Per imparare la storia e le poesie, l’approccio classico si basava sulla lettura ripetuta del testo, certamente poco valido e faticoso come sistema rispetto alle più recenti tecniche di memorizzazione.

Memoria ed immaginazione

Alcuni dei più grandi filosofi del passato come Pico della Mirandola e Giordano Bruno, hanno dimostrato che per trattenere una quantità notevole di informazioni, occorre sfruttare le immaginazioni mentali.

E’ più facile, infatti, ricordare un argomento del quale ci siamo creati un’immagine mentale, piuttosto che ripeterlo a memoria, parola per parola.

Le immagini mentali sono fondamentali per la creazione dei mattoncini dei nostri ricordi. Per legarli insieme in modo stabile, è fondamentale l’uso delle associazioni.

La memoria umana, infatti, è facilitata a ricordare più nozioni se queste ultime sono fra loro associate. Si ha più difficoltà, ad esempio, a riconoscere una persona vista una sola volta, rispetto a due persone viste sempre una sola volta ma insieme.

Pensiamo a quante volte abbiamo stentato nel riconoscere una persona, solo perchè eravamo abituati a vederla in compagnia con proprio partner, collega o amico.

Le associazioni, dunque, sembrano migliorare i processi di riconoscimento; stanno alla base dei principi di funzionamento della nostra memoria.

Un altro esempio viene dai simboli legati ai vocaboli. Le parole viso e vaso, ad esempio, differiscono di una sola vocale, eppure, richiamano immagini completamente diverse. Anche in questo caso, sono i processi associativi parola-immagine attivi fin dalla nostra nascita che danno origine al fenomeno.

Memoria e sinestesi

Un altro contributo notevole alla memorizzazione è quello dato dalla sinestesi: fenomeno per cui una sensazione corrispondente ad un determinato senso, viene associata a quella di un senso diverso (esempio, un certo suono induce la sensazione di un certo colore).

Grazie a questo fenomeno, che in pochi riescono a sperimentare in modo spontaneo ma che è possibile mettere in atto, la memorizzazione assume più forza.

Sarà più facile, ad esempio, ricordarsi di un cappotto di colore verde al sapore di menta o di una voce colorata di giallo.

Memoria ed emozioni

E’ risaputo che eventi carichi di emozioni, piacevoli o spiacevoli che siano, rendono indimenticabili i ricordi, ad essi associati.

Si pensi alla prima volta in cui ci siamo innamorati o al primo incidente con l’auto: emozioni incancellabili che neppure una vita intera potrebbe spazzare via dalla nostra mente.

Le emozioni pertanto ricoprono un’importanza rilevante per la nostra memoria.

Memoria, creatività ed ironia

Nel processo di memorizzazione è fondamentale fare ricorso alla creatività e all’ironia. Se ad esempio desideriamo tenere in mente la scena di un topo rincorso da un gatto, sarà più facile ricordarsene se le dimensioni del topo sono, di gran lunga, più grandi di quelle del gatto.

Oppure se vogliamo memorizzare al meglio una persona, occorrerà immaginarsela in una situazione ridicola, magari vestita da clown.

Aggiungere elementi buffi o paradossali, ci permette di imprimere meglio nella mente le nozioni che non vogliamo dimenticare.

Essere creativo ed ironico, dunque, permette di apprendere in modo divertente ed efficace nuove nozioni.

Prima di passare alle tecniche

Prima di passare alla spiegazione delle tecniche di memoria, è opportuno precisare che per imparare i metodi esposti in questo libro occorre dimenticare le regole tradizionali fino ad oggi utilizzate per l’apprendimento.

Sarà solo successivamente, dopo avere appreso le tecniche qui esposte ed avere acquisito dimestichezza nel loro utilizzo, che si potrà procedere ad eventuali personalizzazioni e/o integrazioni delle stesse.

Occorre, inoltre, tenere presente che le tecniche di memoria intervengono in un secondo tempo, dopo che si è compreso cosa si intende memorizzare.

Non bisogna, pertanto, confondere l’incomprensione con le difficoltà legate all’apprendimento.

La memorizzazione di un argomento avviene sempre successivamente alla comprensione di ciò che si è letto.

Tecniche di memoria

Primi passi

Possiamo iniziare, dunque, a mettere in pratica, per la memorizzazione di una sequenza di parole, i cinque principi fondamentali fino ad ora esposti, ossia: immaginazione, sinestesi, associazione, emozione e creatività (In seguito denominati ISAEC).

Cominciamo.

Se si vogliono, ad esempio, ricordare le parole: orso, sedia, acqua, vestito, borsa, penna, aereo, sole, radio, casa, applicando l’ISAEC, si dovrà immaginare, ascoltare e percepire ogni singola parola.

Nel caso specifico potremo vedere con la mente un orso che, dopo essersi seduto su una sedia bollente, sta cercando disperatamente un po’ d’acqua fredda per rinfrescarsi il fondoschiena.

Dopo aver trovato l’acqua, l’orso inizia ad asciugarsi per indossare un nuovo vestito.

Per apparire più elegante, decide di mettersi a tracolla una borsa contenente una penna con la quale scrivere l’orario di partenza di un aereo supersonico che lo farà volare fino al sole.

Durante il tragitto la radio di bordo dell’aereo supersonico, indicherà l’ora esatta di ritorno a casa.

Come è possibile notare, le 10 parole saranno ricordate con più facilità grazie all’utilizzo della fantasia e della creatività. Al contrario, nella maniera tradizionale, utilizzando la ripetizione, le possibilità di ricordare le parole sono piuttosto limitate. Come ha dimostrato Miller possono andare da 5 a 9 per i più bravi.

Memoria e numeri

L’esempio precedente dimostra con facilità come può avvenire la memorizzazione di una serie di parole.

Riguardo ai numeri è un po’ più difficile applicare i cinque processi (ISAEC) a meno che, i numeri non vengano associati a figure che richiamano la loro forma. Questa, infatti, è la strategia principale utilizzata dagli addetti ai lavori.

La tecnica nasce dalla somiglianza che i numeri hanno con specifiche figure.

Qui di seguito si elencano alcune delle figure principali utilizzate per la conversione:

Zero: piazza, sole, luna, ruota, palla, salvagente, ecc;

Uno: uomo, bastone, ecc;

Due: papera, cigno, ecc;

Tre: uccello, molla, ecc;

Quattro: sedia, ecc:

Cinque: cavallo, cavalluccio marino, drago, ecc;

Sei: gamba ingessata, mazza da golf, ecc;

Sette: uomo con i baffi, bambino col ciuffo, porta ecc;

Otto: donna, due sacchi uno sopra l’altro, ecc;

Nove: doccia, palloncino, astronauta, palombaro, ecc.

Pertanto, se occorre ricordare una serie di numeri, applicando la regola dell’ISAEC, è possibile costruire una storia che richiami le figure associate ai numeri.

Se ad esempio si vuole ricordare la data della scoperta dell’America, si potrà immaginare Cristoforo Colombo (uomo = 1), seduto su di una sedia (sedia = 4) che si fa una doccia (doccia = 9). Nel frattempo, l’acqua che scorre dà origine ad un piccolo lago, attraendo per un bagnetto, una paperella (papera = 2).

Grazie a questo breve racconto avremo memorizzato, per sempre, l’anno della scoperta dell’America (1492).

Numeri e parole

Vi è un altro sistema per poter memorizzare una sequenza di numeri. Esso si basa sulla trasformazione dei numeri in parole.

Le parole si sa, sono più facili da ricordare e con esse possiamo agevolmente costruire frasi di senso compiuto. Va da se che una volta costruita la storia e ricordate le parole chiave, sarà semplice risalire ai numeri codificati.

Il sistema si basa sul principio della conversione fonetico-numerica, che associa il suono delle consonanti ai numeri. Qui di seguito si riporta la tabella delle corrispondenze chiamata tavola di Liebniz:

Zero: sc, z,

Uno: t,d;

Due: n, gn;

Tre: m;

Quattro: r,

Cinque: l, gl;

Sei: c, g, (suono dolce, es. ci, gi);

Sette: c, g, k (suono duro, es. ca, go, ka);

Otto: f,v;

Nove: b, p.

Pertanto se si vorrà memorizzare il numero 32 (che per la tabella di conversione equivale alle consonanti: m, n) si potrà comporre la parola mano ricorrendo all’unione di alcune vocali che per il sistema hanno solo l’obiettivo di contribuire a formare parole di senso compiuto, al fine di essere ricordate con più facilità rispetto alle semplici consonanti isolate.

Se il numero è 3212, si potrà dividerlo, per praticità, in due numeri di due cifre 32 (m, n) e 12 (t, n) per formare le parole: mano e tonno. A questo punto per mettere in relazione le due parole, si potrà immaginare un pescatore che con la mano prende un tonno dall’acqua.

Con un po’ di pratica è possibile trasformare numeri più lunghi in un’unica parola. Il numero 3212 (m, n, t, n) può essere trasformato nella parola: montagna. Si pensi quindi alla potenza che può acquisire la nostra memoria.

Va ricordato che per facilitare il compito di trasformazione dei numeri in parole, e viceversa, la tavola di Liebiniz, non tiene conto delle consonanti doppie; per cui, la parola tatto, non corrisponde al numero 111, bensì a 11. Così come la parola lilla, non sarà convertita in 555 ma in 55.

Memorizzazione di elementi in sequenza

Esistono diverse tecniche per memorizzare una serie di elementi. Una prima tecnica è quella di mettere in relazione singoli elementi all’interno di storie inventate.

Per cui se dobbiamo ricordare i pianeti del nostro sistema solare possiamo usare un po’ di fantasia e immaginare di vedere il sole, giallo e caldo con i suoi milioni di gradi, dove accanto vi è Venere, la dea della bellezza che, per conoscere la temperatura solare, utilizza un termometro al mercurio.

Per il grande calore il mercurio contenuto nel termometro esplode colpendo la terra causando, per il forte impatto, il distacco di un pezzo di calotta terrestre a forma di biscotto mars (marte).

Questa scena viene vista da Giove che infreddolito a causa della grande distanza dal sole, decide di indossare un bel maglione blu di lana sul quale vi è un’etichetta con scritto: sun (acronimo composto dalle iniziali dei pianeti: saturno, urano, nettuno), facile da ricordare perché in inglese significa sole.

Accanto a giove, a tenergli compagnia, c’è Pluto, il cane di Pippo (il nome richiama plutone) che sbalordito da tutti questi eventi abbaia a più non posso.

Costruendo questa semplice storia sarà ora più facile ricordare per sempre i pianeti del nostro sistema solare perfettamente in sequenza.

Una seconda possibilità è quella di associare ad ogni singolo elemento da memorizzare una sequenza di dati conosciuti (sequenza base). In questo modo è possibile utilizzare come sequenza base i pianeti del nostro sistema solare ai quali associare gli elementi da dover ricordare.

Ripercorrendo mentalmente i pianeti, verrà automatico risalire agli elementi ad essi accostati.

Una terza possibilità è quella di associare gli elementi da dover ricordare ad una lista di numeri in ordine cronologico, opportunamente trasformati nelle figure corrispondenti.

Prendiamo in considerazione i seguenti elementi:

1 latte

2 pane

3 acqua

4 detersivo

5 prosciutto

6 pasta

7 spugna

8 carne

9 mele

10 miele

Se utilizziamo la trasformazione dei numeri in figure si ottiene:

uomo: latte

cigno: pane

uccello: acqua

sedia: detersivo

cavallo: prosciutto,

gamba ingessata: pasta

porta: spugna

donna: carne

astronauta: mele

uomo in piazza: miele.

Basterà quindi ricordare le seguenti associazioni:

un uomo che beve il latte,

un cigno fatto di pane,

un uccello che nuota nell’acqua,

una sedia che lavo con il detersivo,

un cavallo che diventa prosciutto,

una gamba ingessata che schiaccia della pasta secca,

una porta di spugna,

una donna carnosa,

un astronauta che mangia una mela dentro al casco,

un uomo in piazza che viene inseguito dalle api perché voleva raccogliere il miele.

In questo caso, dopo aver creato il legame fra numeri e prodotti, risulterà semplice risalire al prodotto da comprare partendo dalla raffigurazione dei numeri.

Lo stesso risultato si ottiene, utilizzando un quarto sistema: le tavole di Liebiniz. Facciamo un esempio:

Tea (uno) con il latte,

Noè (due) che porta il pane sull’arca,

Un amo (Tre) che pesca una bottiglia piena di acqua

Un re (quattro) che lava i piatti con il detersivo

Un’ala (cinque) di pollo a forma di prosciutto

Fare ciao (sei) con gli spaghetti (pasta) in mano

Infilzare un ago (sette) in una spugna

Mangiare un po’ d’uva (otto) insieme ad una fetta di carne

Una boa (nove) galleggiante a forma di mela

Un tasso (dieci) che mangia il miele

Questo ultimo sistema rispetto ai precedenti permette di registrare una quantità di dati più ampia.

Memorizzazione di elementi attraverso stanze e percorsi abituali

Per grandi quantità di dati da memorizzare è consigliabile ricorrere alle tecniche delle stanze e dei percorsi abituali. In questi casi gli elementi da ricordare si dovranno legare (attraverso l’ISAEC) alle singole parti delle stanze o dei percorsi presi come riferimento.

Per quanto riguarda la tecnica delle stanze, i luoghi da sfruttare possono essere la propria casa, la cantina, gli edifici che si conoscono, i mobili, i soprammobili, gli elettrodomestici, ecc.

Riguardo alla tecnica dei percorsi abituali, i tragitti da prendere come riferimento potranno essere le strade che si percorrono abitualmente, le stazioni, le fermate di autobus, i negozi, ecc.

Le tecniche delle case e dei percorsi abituali consentono di memorizzare una grande quantità di informazioni, visti i diversi livelli di dettaglio a cui si può arrivare.

Ogni elemento potrà essere associato ad un oggetto appartenente alle stanze e ai luoghi conosciuti. Più si andrà nel dettaglio e più informazioni si potranno memorizzare.

Per risalire alle informazioni memorizzate, basterà ripercorrere mentalmente le stanze e i percorsi abituali utilizzati per la memorizzazione.

Registri mentali

Fondendo insieme le tecniche delle stanze e dei percorsi abituali è possibile creare dei veri e propri registri mentali.

Infatti, ogni concetto può essere suddiviso in sottoconcetti, quindi ogni informazione può essere scomposta in sottoinformazioni; una sorta di complessa rete ramificata che equivale ad un sofisticato e fitto archivio di dati.

Pertanto se si deve memorizzare il contenuto di un libro, alla stanza potrà essere associato il titolo, ai mobili i capitoli e ai soprammobili i singoli paragrafi.

La stessa cosa dicasi per i percorsi abituali. Non solo, ma unendo i due sistemi, stanze e percorsi abituali è possibile creare un magazzino di memoria praticamente illimitato.

Sistema ibrido di immagazzinamento

Una possibilità in più per realizzare un sistema di immagazzinamento dati più potente e flessibile, è quello di creare un sistema ibrido che utilizzi le tavole di Liebniz insieme alle stanze e ai percorsi abituali.

In sostanza occorre formare un registro principale composto dai numeri trasformati in parole grazie alla conversione effettuata con le tavole di Liebniz e all’utilizzo di stanze e percorsi abituali che ampliano il raggio di azione dei dati da memorizzare.

In poche parole per memorizzare un testo, si potrà associare i capitoli ai numeri convertiti in parole. Per ciò che concerne i contenuti, potranno essere invece immagazzinati in stanze e in percorsi abituali, costruite intorno ai simboli che rappresentano le singole parole del registro principale.

Se ad esempio il primo numero del registro, ossia l’uno, per la conversione numerico-fonetica corrisponde a Tea, si potrà creare un contesto nel quale la tazza di Tea è bevuta, ad esempio, in salotto. Per cui al tea potremo associare il titolo del libro, mentre ai singoli oggetti del salotto, potremo accostare, i capitoli, i paragrafi, o i diversi argomenti trattati all’interno del testo.

Parole difficili da memorizzare

Durante la lettura di testi o libri, ci si può imbattere in parole molto difficili da memorizzare. Un modo molto utile e pratico per poter procedere alla loro memorizzazione è quello di suddividere la parola in due o tre parti così da trovare parole più brevi aventi maggiori possibilità ad essere ricordate. Il passo successivo sarà poi quello di accostare le parole trovate fra di loro in modo creativo ed originale.

Facciamo un esempio. La parola ipercinetico, può essere suddivisa in due parole più semplici: iper e cinetico. Questi due vocaboli ci rimandano ad immaginare una persona che cerca in modo veloce (cinetico) alcuni prodotti all’interno di un supermercato (iper). Ecco che con questa storiella possiamo risalire con tutta semplicità alla parola: ipercinetico.

Un altro modo per memorizzare un vocabolo difficile è quello di trovarne un altro assomigliante, magari con lettere o consonanti invertite, che ci possa far risalire alla parola a ricordare.

Prendiamo in considerazione un cognome straniero: Zaion. Questo vocabolo ci riporta alla parola zaino. Sarà quindi semplice risalire al cognome, immaginando magari che la persona in questione esca fuori da una grossa sacca.

Acronimi

Una delle più semplici e antiche tecniche per ricordare una sequenza di parole è quella di ricorrere alla costruzione di un acronimo.

Un acronimo è una parola formata da una o più lettere iniziali di altre parole. Pertanto se vogliamo ricordare le parole, lampada, voragine, rotolo, l’acronimo corrispondente, potrà essere: LAVORO.

Non sempre gli acronimi sono immediati da costruire. Sarà l’esperienza e la pratica a renderci più abili nella scelta delle lettere che compongono i nostri acronimi.

Se ad esempio devo ricordarmi di comprare delle perle, della stoffa, un anello e una televisione, posso prendere le lettere o la lettera iniziali, unirle e creare una parola facile da ricordare.

Nel nostro caso se prendo dalla parola perle l’iniziale “pe”, dalla parola stoffa la consonante “s”, dall’anello la “an” e dalla televisione la “te”, posso comporre l’acronimo “pe.s.an.te”.

Formule matematiche

Per memorizzare le formule matematiche occorre utilizzare le stesse procedure adoperate per la trasformazione dei numeri in figure utilizzando le tavole di Liebniz o la creazione diretta di figure assomiglianti alla forma dei numeri stessi.

Le formule matematiche, infatti, sono espressioni composte da numeri e simboli.

La radice, ad esempio, ricorda l’albero, la X lo stendino per asciugare la biancheria e la frazione, un tavolo dove si possono appoggiare vari elementi.

Per cui se si deve memorizzare la formula: (N x radice di 19+601 fratto X), si potrebbe immaginare un nano (N) seduto per terra ed appoggiato con la schiena sul tronco di un albero (radice) dove sull’altro lato vi è un tavolo (fratto) sul quale vi è un topo (19) dentro un cesto (601), il tutto sistemato su di uno stendino (X).

Agenda mentale

Per creare un’agenda mentale occorre costruire dei codici che ci consentono di avere l’opportunità di memorizzare e risalire ai nostri appuntamenti.

Possiamo per prima cosa creare un codice ossia, i mesi possono essere numerati con le prime dodici lettere dell’alfabeto, i giorni, da lunedì a domenica con i primi sette numeri, la stessa cosa per le ore.

Così se dobbiamo ricordare che a gennaio, il 3 alle ore 15 abbiamo un appuntamento con il dentista, utilizzando le tavole di Liebniz, possiamo pensare che per curare un dente viene utilizzato un amo (a=gennaio; m=3) per trapanarlo e un telo (t=1; L=5) per asciugare il sangue che sgorga.

Dialogo e parole chiave

Come diceva Cartesio, un libro può essere riassunto con poche parole, tutte le altre servono a riempire le pagine del testo.

I concetti fondamentali contenuti in un discorso, infatti, possono essere riassunti aiutandosi con un numero limitato di parole chiave. Ad ogni parola chiave corrispondono determinati concetti che, a loro volta, possono essere collegati ad altri. Una sorta di ipertesto.

Mappe mentali

Le mappe mentali hanno l’obiettivo di raccogliere le principali parole chiave e sistemarle in modo visivo all’interno di una pagina.

E’ un sistema alternativo che consente di memorizzare una serie di concetti direttamente visibili attraverso uno schema che ricorda i collegamenti sinaptici del nostro cervello.

Si parte da una parola centrale che rappresenta l’argomento in questione, se la mappa mentale riguarda il contenuto di un libro, la parola sarà il titolo.

Dal centro fuoriescono le linee di collegamento che portano ad aree diverse, rappresentate dai singoli capitoli.

A sua volta, si possono derivare altri collegamenti per rappresentare i sottostanti paragrafi, e così via, fino a sviluppare tutte le parti del contenuto del testo.

Le parole indicate sulla mappa mentale, devono essere in stampatello e, possibilmente, colorate ed accostate a rispettivi simboli.

Le mappe mentali facilitano così tanto la memorizzazione dei concetti che dopo averle costruite, è possibile ridisegnarle a memoria quante volte lo si desidera.

Quadro mentale

Il quadro mentale è il passo successivo a quello della mappa mentale.

Consiste nel creare mentalmente un vero e proprio quadro, raffigurante i contenuti della mappa mentale. Con il quadro mentale possiamo immortalare diversi argomenti di differenti discipline.

Ad esempio se vogliamo ricordare la storia di un filosofo, come ad esempio quella di Talete, possiamo procedere nella seguente maniera.

Al centro del quadro mentale raffiguriamo Talete, in alto un cielo buio dove si intravede il sole coperto dalla luna; da un lato aggiungiamo alcuni frantoi, dall’altro due cavalli domati da una donna.

Questo dipinto mentale dice tutto sulla vita e il pensiero di Talete.

Il cielo scuro con il sole coperto dalla luna sta ad indicare l’eclissi solare che il filosofo predisse.

I due cavalli e la donna al centro, stanno ad indicare la data in cui doveva avvenire l’eclisse solare (cavallo 5, donna 8, cavallo 5, 585 a.C.).

I frantoi, invece, stanno ad indicare il fatto che Talete, prevedendo una ricca raccolta di olive, affittò tutti i frantoi della sua città per poterli, a sua volta, affittare a coloro che avrebbero raccolto le olive.

Con questa operazione voleva dimostrare che la filosofia non è solo una disciplina con la quale è possibile fare discorsi, ma può anche essere sfruttata in ambito lavorativo mettendo in pratica strategie di guadagno.

In ogni momento è possibile aggiungere concetti diversi al quadro mentale, inserendoli opportunamente all’interno della raffigurazione senza cambiarne il contesto generale.

Registrare un libro in memoria

La tecnica del mental book, ci permette di registrare un libro in memoria.

Il primo passo da fare è quello di pensare quale è l’immagine che ci richiama la copertina del libro da memorizzare.

Dopo aver trovato l’immagine, il passo successivo è quello di associare l’immagine con un’altra che richiama il numero dei capitoli contenuti nel libro.

A questo punto occorre prendere la prima consonante ed unirla con le consonanti che si ricavano dai numeri dei capitoli, utilizzando la conversione di Liebniz.

Ad ogni parola che si ricava occorre legare la sequenza dei concetti racchiusi in ogni capitolo. Per memorizzare le singole nozioni occorre trovare ciò che conosco e legarlo con le tecniche di memoria ai concetti precedenti.

Ad esempio se devo ricordare l’esperimento del perché di Cialdini, riportato sul suo libro “Le armi della persuasione”, dove c’è una ragazza che fa le fotocopie devo immaginare un ambiente che conosco già dove c’è una fotocopiatrice.

L’esperimento di Cialdini è stato fatto all’università quindi immaginerò la fotocopiatrice che ho visto in un’università che conosco. Questo mi faciliterà la memorizzazione.

Ogni nuovo concetto sfruttando questo metodo sarà più chiaro da memorizzare.

Successivamente per ordinare i singoli concetti dovrò legarli assieme attraverso le diverse tecniche associative.

Frustrazione e ansia da prestazione di lettura

Ogni qual volta che ci accingiamo a studiare un testo, il desiderio è sempre lo stesso: volerne conoscere in un batter d’occhio tutto il contenuto.

Questo desiderio si traduce in una forte ansia da prestazione di lettura che, inevitabilmente, ci offusca la memoria e ci porta ad una deconcentrazione immediata.

Il modo più semplice per far scomparire l’ansia da prestazione di lettura, è quello di cominciare a comprendere la struttura portante del libro.

Titolo, sottotitolo, quarta di pagina, premesse, introduzione, bibliografia, sono le prime cose da leggere del testo.

Questo passaggio, ci permette di gettare le fondamenta del testo da studiare. E’ una sorta di radice sulla quale poi costruire il resto. Tutto ciò contribuisce all’eliminazione dell’ansia da prestazione di lettura.

Una nota importante. Ogni qual volta leggiamo un titolo, una premessa, ma questo vale anche per la lettura di un paragrafo o un capitolo, poniamoci sempre due domande: di cosa l’autore ci vuol parlare? E cosa noi sappiamo dell’argomento?

Sono due domande semplici, ma che consentono di settare la nostra mente sugli argomenti trattati e prepararci ad apprendere in un modo più efficace.

Le informazioni ricevute dal testo

In linea di massima ogni qual volta che ci si avvicina ad un testo, si pensa che per conoscerlo nei dettagli, occorre leggerlo riga per riga.

Questa, in genere, è la convinzione di molti lettori: alla conoscenza del contenuto del libro, si arriva solo se si è letto da cima a fondo ciò che ha scritto l’autore. Non solo, ma se ci si arrende prima, allora sono stati soldi mal spesi.

A tal proposito, occorre ricordare che ogni libro ha diversi livelli di arricchimento e che abbiamo già parecchie informazioni, fin dal primo momento in cui veniamo a contatto con un libro, appena letto il titolo.

Pian piano, passando dalla quarta di pagina all’introduzione, troviamo nuove informazioni che arricchiscono le nostre conoscenze. In breve tempo, passando a livelli successivi di lettura, saremo in grado di padroneggiare l’argomento trattato dall’autore.

Se lo vogliamo, poi, potremo approfondire alcune parti e saltarne altre, in modo da focalizzarci su ciò che più ci interessa.

Ci sarà sempre tempo per ritornare alle parti non lette.

Questo è il modo più piacevole di leggere un libro. Senza stress e senza obblighi, si percorrono, serenamente, tutte le fasi di apprendimento conseguendo una performance di lettura al di là di ogni nostra aspettativa.

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